Passages





















(2010)

digital photography printed on paper, handworked with bitumen and varnish


30 novembre 2010. Una data è un’incisione, segna l’irripetibilità di un momento. Una data è uno spettro, l’occasione di un lutto, la manifestazione impalpabile di un lutto occasionale, o il manifesto pubblicitario di un lutto d’occasione. 30 novembre 2010. Una data è una follia, si distacca da ciò che data. Una data: ciò che resta di ciò che per sua intima natura non può restare. 30 novembre 2010. Sono su un treno che da Parigi mi riporta a Roma. Mi sveglio con la neve. Non so dove sono. Ancora Francia? Svizzera? Troppa luce. Nonostante il clamoroso ritardo questo treno deve avere già superato il confine. Italia. Il confine di una nazione non somiglia al finestrino di un treno. Il finestrino di questo treno somiglia a uno schermo e vedo fotografie. Le prendo. Paesaggio. Passaggio. Quanta gente avrà visto questo stesso paesaggio, seduta su questa stessa poltrona? Mi vengono in mente le parole di Benjamin, forse per via dei suoi Passagenwerk (in relazione ai miei PassagenWert). In Sul concetto di storia scrive:
«Una delle peculiarità più notevoli dell’animo umano – dice Lotze, - è, accanto a un così grande egoismo del singolo, la generale mancanza d’invidia di ogni presente per il proprio futuro». Questa riflessione comporta che l’immagine di felicità che custodiamo in noi è del tutto intrisa del colore del tempo in cui ci ha ormai relegati il corso della nostra esistenza. Felicità che potrebbe risvegliare in noi l’invidia c’è solo nell’aria che abbiamo respirato, con le persone a cui avremmo potuto parlare, con le donne che avrebbero potuto darsi a noi. In altre parole, nell’idea di felicità risuona ineliminabile l’idea di redenzione. Ed è lo stesso per l’idea che la storia ha del passato. Il passato reca con sé un indice segreto che lo rinvia alla redenzione. Non sfiora forse anche noi un soffio dell’aria che spirava attorno a quelli prima di noi? Non c’è, nelle voci cui prestiamo ascolto, un’eco di voci ora mute? Le donne che corteggiamo non hanno delle sorelle da loro non più conosciute? Se è così, allora esiste un appuntamento misterioso tra le generazioni che sono state e la nostra. Allora noi siamo stati attesi sulla terra. Allora a noi, come a ogni generazione che fu prima di noi, è stata consegnata una debole forza messianica, a cui il passato ha diritto. Questo diritto non si può eludere a poco prezzo.
Case abbandonate, campi, sentieri, fiumi, strade, automobili. Adesso è il paesaggio ad osservare il mio passaggio. Si lascia corrompere dal mio cannibalismo visivo, lo asseconda. Questo mio sacro pasto ingenuo si arresta all’ultima stazione. Casa. Da qui restituisco il visto al visibile. Alterandolo per renderlo il più possibile conprensibile. È forse questa la debole forza che mi è stata consegnata?».

“Origine è la meta”.
(Karl Kraus)